Prima
di parlare di questa celebre canzone napoletana,
scritta nel 1925, bisogna brevemente prendere
in esame la storia di L. Bovio, autore di Lacreme
napoletane insieme a F. Buongiovanni.
Libero Bovio, figlio del filosofo Giovanni, ha
scritto una serie lunghissima di canzoni in dialetto
napoletano, di cui queste sono solo alcune: Carulì
Carulì, 'A canzone 'e Napule, Nun voglio
fa niente, Sona chitarra, Tarantella luciana,
Carufanella, Guapparia, Nonna nonna, Tu ca nun
chiagne, Fron' 'e cerase, Regginella, Ncoppa 'a
ll'onna, Brinneso, Silenzio cantatore, Chiove,
'O paese d''o sole; Tarantella scugnizza, Zappatore,
Guappo song'io, Passione. Scrisse anche canzoni
in italiano come Cara piccina (1918) e Signorinella
(1931). Fu un personaggio molto amato dai napoletani
e si raccontano le scene di giubilo al suo passaggio
per le strade della città.
In Lacreme napulitane l'autore parla di una triste
storia di emigrazione. Un emigrante si rivolge
alla madre parlandole dell'imminente arrivo del
Natale. Egli vive in America e afferma che ora
che è Natale stare lontano è più
doloroso. Avrebbe voglia di vedere uno zampognaro,
di essere vicino ai suoi bambini. Per loro chiede
che sia preparato il presepe, ma anche che a tavola
venga aggiunto un piatto per lui, in modo che
nella sera della Vigilia tutti sentano la sua
presenza. L'America costa lacrime ai napoletani,
che desiderano rivedere il cielo di Napoli ma
rimangono lontani per inviare il denaro per vivere
alle famiglie .
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